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SARA MODIGLIANI, UNA VOCE ROMANA

 

Una delle più belle voci romane da tempo sui palcoscenici per deliziarci con la canzone popolare. Qual è il percorso di Sara Modigliani?

Da dove cominciare per parlare del percorso? Cantando da sempre… in realtà ho cominciato a cantare in maniera sistematica quando è stato fondato il Canzoniere del Lazio, e quindi nel '70-71, con la prima formazione, cioè quando eravamo in quattro: Piero Brega, Carlo Siliotto, Francesco Giannattasio ed io. Con questa formazione uscì il primo lavoro del Canzoniere che si chiamava "Quando nascesti tune". Per me è stata un'esperienza meravigliosa… dopo il Canzoniere ho fatto un paio di stagioni di spettacolo con Giovanna Marini e così l'uso della voce alla maniera contadina si è approfondito. Poi è cominciata l'esperienza (tutt'ora in vita) col gruppo LA PIAZZA.

Due produzioni discografiche assieme ad esso, "Milandè" e "Amore piccolino fatte grande…"

Per la precisione "Milandè" non è solo un disco di canti romani, ma fa parte dei miei lavori sui canti popolari del Lazio; per esempio ci sono canzoni insegnatemi da persone della provincia di Rieti, diverse canzoni del nord del Lazio, della Sabina. Col mio gruppo vi abbiamo dedicato tanto lavoro e abbiamo voluto realizzare i due cd di cui parli perché nella mia vita, a volte, ci tengo a mettere un punto fermo sull'attività musicale. Per quanto riguarda la canzone romana "de Roma", essa fa parte proprio di me, è molto più mia la canzone romana che non il repertorio di ricerca sul Lazio. Durante il lavoro col Canzoniere, col lavoro politico di riportare questa cultura da dove veniva, c'era sempre qualcuno di Viterbo, di Frascati, o di ogni altra parte del Lazio che chiedeva di poter ascoltare "Barcarolo romano", sempre… ed ogni volta mi chiedevo: "ma non hanno capito che non c'entra niente?" In realtà ero io che non avevo capito che c'entrava, c'entrava molto… La canzone romana mi è rimasta nel cuore, perché comunque prima di entrare nel Canzoniere avevo per lei una grandissima passione, ascoltavo sempre Gabriella Ferri, Sergio Centi, e tutti i grandissimi. Poi ho fatto il percorso con La Piazza e ad un certo punto ho deciso di dare voce a questo "Barcarolo romano"; ho cominciato a chiedermi perché non approfondire il fatto che a Roma "Barcarolo romano" è una canzone che fa parte dell'essenza del romano? Anche se moltissimi romani non sanno neanche chi l'ha scritta, da dove viene, di che periodo è, di che epoca è…cioè non è inquadrata, però è nel sangue dei romani…

Ed ecco l'ultima fatica di Sara, per l'appunto un cd intitolato "Barcarolo Romano" accompagnata dalla chitarra di Sonia Maurer. Che storia ha il connubio artistico con Sonia?

Sonia faceva parte del gruppo LA PIAZZA e mi ha fatto piacere farmi aiutare da qualcuno del gruppo per portare avanti questo progetto che non era ancora ben definito. Siccome attraverso questa canzone ho scoperto l'esistenza del grande autore Romolo Balzani, ho voluto cercare il suo repertorio, la sua storia, sapere chi era l'uomo Romolo Balzani ed allora ho capito che volevo fare un duo… ho capito che lo volevo fare con una donna e Sonia è una chitarrista coi fiocchi. È una chitarrista classica, è diplomata in chitarra e mandolino, ed io ho cercato proprio lei, ho cercato un arrangiamento classico, tradizionale, esattamente come l'arrangiamento che cercava Romolo Balzani. Ed è nato il duo…

Trovo interessantissimo capire l'animo di Balzani nella usa veste impegnata, ironica, triste e beffarda. "Tutti romani" per esempio è un brano, oltre che simpatico, emblematico in quanto racchiude tutta l'essenza del romano.

Sì, è un brano molto simpatico… è un pezzo del '48, quindi l'ha composta anche relativamente di recente. Mi raccontava il figlio di Romolo (Remo… e suo figlio si chiama Romolo…) che quando Balzani ha scritto "Tutti romani" è passato tanto tempo senza esibirla perché gli mancava il finale, non riusciva a trovare le parole per chiudere questa canzone che, essendo molto spiritosa, molto intelligente ed arguta, aveva bisogno di un finale brillante. Ed alla fine gli uscì la strofa "Pure voi sete romani tutti quanti… qui tra noi ce vedo tutti l'antenati de tu' nonno, de tu' padre… stanno qua…". Balzani era una specie di fuoco d'artificio… per fare il lavoro di recupero necessario per questo cd (e devo dire che sono solo alcuni dei brani di Balzani perché ne ha scritte quasi mille di canzoni), grazie all'amicizia col figlio, io e Sonia abbiamo avuto accesso al suo archivio; lo stesso Remo ci ha molto gentilmente insegnato alcune canzoni, ci ha raccontato vari episodi della vita del padre ed alcune caratteristiche della sua personalità. Era una persona instancabile, era particolarmente votato all'intrattenimento, aveva bisogno di fare sempre e comunque spettacolo, di essere protagonista. Lui è nato come stornellatore, come uomo di strada; viveva nei vicoli in quanto era un artigiano, uno stuccatore ed aveva questo enorme talento musicale. Inventava canzoni con una facilità incredibile e lo invitavano dovunque a cantare stornelli, a fare serenate. Poi si sa com'è in questo mondo: matrimoni, battesimi, cresime, comunioni… qualsiasi occasione era l'occasione migliore per esibirsi e farsi sentire. Ma questo sin da quando era piccolissimo.

Poi però ci racconti nel booklet del cd che gli giunge una fortuna incredibile in quanto l'impresario Pittaluga decise di scritturarlo offrendogli una tournée con un sostanzioso contratto. Balzani, non riuscendo a credere alla somma offertagli, chiamò in disparte il suo amico e paroliere Petrini chiedendogli conferma sulla cifra che gli era parso di capire.

Sì, questo gli è successo quando ha ottenuto il massimo del riconoscimento, vale a dire nel 1926, l'anno della sua produzione migliore, in cui scrisse le canzoni più di successo, come "Barcarolo romano " e "L'eco der core". Poi c'era la festa di S. Giovanni, e molti romani sanno che era il trampolino di lancio per la canzone romana perché era proprio una gara in cui si presentavano tantissime canzoni e la vincitrice sicuramente avrebbe avuto tanta fortuna. Balzani si presentava ad ogni edizione con circa dieci-quindici canzoni, e di queste almeno una o due arrivavano sempre in finale. Nel '26 ebbe un tale successo che Pittaluga gli offrì questa tournée in giro per l'Italia, e per lui fu preziosissima.

Tra le grandi voci romane hai citato Gabriella Ferri. Quale brano, senza pensarci, ti viene in mente da lei interpretato?

Gabriella per me è un mito, è stata colei che mi ha aperto le porte all'altro modo di cantare la canzone romana. Infatti non mi sono mai identificata col canto retorico, da tenore popolare, molto infiorettato. Invece Gabriella mi ha dato una versione interpretata della canzone popolare romana, molto emozionale, molto sua che mi ha conquistato completamente. Grazie a lei mi sono ripresa questa radice ed in particolare mi viene in mente una canzone che come lei è un mito: la sua interpretazione de "Le mantellate". È una canzone moderna, del '72, sebbene molti pensino che sia una canzone vecchia; scritta da Strehler, ma scritta in perfetta sintonia con la vecchia canzone romana.

Bé, è una interpretazione favolosa, piena di pathos, di dramma…

E a questo proposito vorrei raccontare che lo scorso anno ho vissuto un'esperienza per me indimenticabile nella mia vita: ho lavorato a Regina Coeli, dove non era mai entrata la musica, né tantomeno corsi di musica.

Grazie all'interessamento di un gruppo Arci, ho fatto un concerto col gruppo La Piazza (in situazione di terribile disagio perché Regina Coeli non è un carcere che offre spazi per intrattenimenti o concerti, ma ci siamo riusciti).

Dopo il concerto è venuta l'idea di fare qualcosa di più continuativo: è stata difficilissima l'organizzazione, ma quando alla fine di tutto un gran lavoro è giunto il "sì", mi sono resa conto che dovevo andare a Regina Coeli, a fare un corso di musica e che non sapevo da dove cominciare. Oltretutto in quel carcere c'è una popolazione carceraria di passaggio, non sono detenuti che hanno avuto una condanna e stanno scontando… quindi sicuramente avrei avuto facce che poi sarebbero cambiate, avrei avuto tanti extracomunitari ed allora ho pensato che l'unico modo per affrontare questo corso sarebbe stato quello di cercare di imparare, non di fare il corso; o meglio, fare tutte e due le cose.

Ci sono persone di culture diverse, e quindi avrei voluto entrare nella loro cultura, effettuare uno scambio; per fare ciò avrei dovuto portare la mia cultura e la mia cultura è quella popolare, le mie radici la mia storia, quindi di imporre dei brani popolari, farglieli imparare, sperando che si aprisse qualche spiraglio di qualche loro porta…e così è stato.

È stata un'esperienza di una potenza incredibile perché dopo 4-5 lezioni in cui cantavamo le canzoni del Canzoniere del Lazio, una serenata di Romolo Balzani, qualche vecchia canzone romana, o pezzi strumentali francesi, finalmente qualcuno di loro ha detto: "anch'io ho i pezzi della mia terra, anch'io conosco una canzone zigara, o una canzone sudamericana, e lì si sono spalancate le porte. Infatti dopo i tre mesi siamo riusciti a fare un concerto/evento dentro regina Coeli in cui abbiamo cantato in sette lingue.

Uno dei pezzi in programma era una canzone di Romolo Balzani, la "Serenata de paradiso", la quale è piaciuta talmente tanto che l'hanno voluta cantare senza accompagnamento. Per me è stata una soddisfazione enorme perché, secondo me, il vero uso della voce è l'uso della voce da sola. Quando riesci a cantare ascoltandoti e sentendo che quello che esce da te ti piace, hai raggiunto una cosa meravigliosa.

Penso di essere riuscita a comunicargli questo, e loro erano sette omaccioni di paesi diversi che cantavano rigorosamente in romanesco con una intensità straordinaria. Per me c'è un grande aggancio tra carcere e Romolo Balzani.

Potremmo dire che si era quasi sicuri che avrebbe funzionato soprattutto con genti diverse e di diverse culture, in quanto la musica popolare è proprio lo spiegare la propria cultura, le proprie origini e tradizioni per cui lo scambio avviene facilmente in quanto ci si scambia alla pari. Questo è uno dei motivi per cui oggi la musica popolare, etnica, sta acquistando una valenza particolare dato che, quanto più i media cercano di omologarci, tanto più si sente il bisogno di far sentire le differenze. Ma tornando all'ultimo tuo lavoro, "Barcarolo romano"…

Devo dire che la casa discografica, la Terzo Millennio, ha subito creduto nel progetto e si è appassionata al suo aspetto culturale. Poi vorrei dire qualcosa sul perché oggi Balzani non sia conosciuto, mentre quando era in vita era idolatrato, quando teneva i suoi spettacoli la gente faceva rissa per riuscire a vederlo in quanto proponeva musica e teatro. Io credo, ma non solo io, che la sua stella sia tramontata in quanto egli ha avuto il massimo del successo e della fama durante il periodo del fascismo, e probabilmente la sua figura è stata tramandata come quella del cantore del regime, identificandolo con una ideologia che non era assolutamente la sua; Balzani non è mai stato fascista, soprattutto per il suo spirito libero.

Era così libero, esuberante, fantasioso che non avrebbe mai accettato qualsiasi tipo di imposizione e di regime. Infatti ebbe la vita molto dura perché in quell'epoca, alla fine di ogni spettacolo era obbligatorio cantare inni al regime, cosa che lui non faceva mai. Tutte le volte la milizia gli andava a fare visita, ma era talmente famoso che non potevano fargli niente.

C'è stato soprattutto un episodio: quando i nazisti il 26 settembre del '43 ricattarono la comunità ebraica romana chiedendo 50 chili di oro perché non venissero deportati i capifamiglia, gli ebrei accettarono anche le offerte dei non ebrei, i quali andavano generosamente a donare l'oro per salvarli. Uno dei primi che andò a donare un suo gioiello d'oro fu Romolo Balzani dicendo: "Per me l'oro non conta, conta er core" che poi è un verso di una sua canzone.

 

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