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MUSICA E PAROLE NEL CARCERE DI REBIBBIA
Un paradosso
secondo il sociologo Georges Lapassade, che ha a lungo studiato il fenomeno
del tarantismo nel Salento: Il carcere è tristezza, depressione,
qualcosa che è nero; la pizzica è il contrario, è
gioia, è sole. E ci voleva tutta la determinazione di
Anna Nacci (la coordinatrice del progetto) e dei suoi due compagni, Vincenzo
Gagliani e Gianluca Casadei, per vincere le resistenze, la diffidenza,
le difficoltà incontrate lungo la strada. Voce, tamburelli e fisarmonica,
e tanta voglia di infondere quel desiderio di ascoltarsi e farsi ascoltare
che ha guidato il progetto dallinizio alla fine e che fa di ciascuno
di noi un sé in relazione con gli altri.
Tanti gli ospti che, a titolo gratuito, si sono alternati nei mercoledì
in cui si è tenuto il laboratorio: Antonello Ricci, Ettore Castagna,
Franco Gagliani, Rocco Capri Chiumarulo, Rodolfo Maltese, Gabin Dabirè,
Marcello Colasurdo, Massimo Carrano, Antonio Infantino, Mosshen Kassirosafar,
Ulderico Pesce. E tanti altri quelli che hanno sostenuto il progetto.
Come ci insegna la favola del Pifferaio magico, la musica ha un grande
potere (ricordate la fine che fanno i poveri topolini?). Tra tutti gli
strumenti il più potente è il tamburo, forse perché
battuto, quello che più degli altri porta fuori i suoni
interni e in più è facile da utilizzare. JESCE FORE è
partito da lì. Già al terzo incontro ricorda
Anna Nacci si era innescata una condivisione sociale del lavoro
musicale ed una decisione a superare inibizioni e timori nellesporsi;
ognuno aveva scelto di essere protagonista assumendosene i rischi, ma
sopra ogni cosa avevano sbloccato una valvola creativa a lungo costretta
alla chiusura, approfittando di una situazione di gruppo; ognuno aveva
deciso di generare movimento, il che è sinonimo di desiderio di
cambiamento.
Il lavoro di un anno ha dato i suoi frutti: un libro, un DVD emozionante
e un CD. Ma risuona nellanima il risultato, forse più bello,
che traspare dalle parole dei detenuti a fine laboratorio. Come
sarebbe bello se
ANTONELLA CUZZOCREA
SUONO, settembre 2007
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