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Euripide
BACCANTI

Euripide - Baccanti

Eccomi a Tebe: sono il figlio di Zeus, Dioniso.
Mi ha partorito, un giorno lontano, la fanciulla di Cadmo,
Semele: levatrice fu la vampa del fulmine.Dio trasformato in uomo,
vengo alle fonti di Dirce, alle acque dell'Ismeno.[…]
E ora sono venuto in questa città dei Greci,
dopo che ovunque, laggiù, ho istituito le mie danze
e i miei misteri, per rivelarmi dio agli uomini. […]
Ma voi che avete lasciato lo Tmolo, baluardo di Lidia,
mio tìaso, donne che da terre straniere
ho portato con me, seguaci e compagne di strada,
sollevate i tamburi della città dei Frigi,
mia invenzione e della madre Rea,
venite attorno alla reggia di Penteo,
e fateli risuonare: che veda la città di Cadmo!
Io andrò ai dirupi del Citerone:
la mi unirò alle danze delle Baccanti.

CADMO Io non mi stancherei mai di battere la terra con il tirso,
notte e giorno: dolcemente ci siamo dimenticati
della nostra vecchiaia.
TIRESIA :Anche a me sta succedendo la stessa cosa.
Anch'io mi sento giovane e voglio danzare.
Di fronte agli dei non servono sofismi.
Serbiamo le tradizioni dei padri, antiche quanto il tempo:
nessun discorso potrà demolirle,
qualsiasi cavillo escogitino le menti più sottili.
Qualcuno dirà che non ho rispetto per la mia vecchiaia
se vado a danzare con il capo incoronato d'edera?
Ma il dio non fa differenza tra il giovane
e il vecchio, quando si deve danzare:
da tutti vuol essere adorato, in un culto comune,
non sta a distinguere tra chi lo magnifica.[…]
raccontano anche che è arrivato uno Straniero,
un mago, un incantatore che viene dalla Lidia:
i suoi riccioli biondi sono profumati,
nei suoi occhi lucenti come il vino risplendono le grazie di Afrodite.
Giorno e notte s'accompagna alle giovani Tebane
offrendo loro i suoi misteri e le sue gioie.[…]
Questo nuovo dio
sarà grande un giorno in tutta la Grecia, più grande
di quanto io possa spiegarti. Perché sono due le cose primarie per l'umanità: la dea Demetra, cioè la Terra (puoi chiamarla come preferisci),
che nutre i mortali con l'elemento secco,
e il figlio di Semele, venuto dopo di lei a lei complementare:
egli ha scoperto e ha portato tra gli uomini l'umido succo dell'uva
che libera dal dolore gli infelici mortali,
quando si inebriano con la linfa della vite,
e dona il sonno, oblio dei mali quotidiani:
non esiste un'altra medicina per la sofferenza.

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Questo brano è stato tratto dal libro
"Baccanti" - Euripide - OSCAR MONDADORI
Se vuoi leggere altri testi, torna... in transe!

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