
[
] "linguaggi
che hanno alla base pur sempre un mito, teso ad esorcizzare angosce
sessuali, angosce di morte ed angosce esistenziali derivate da quotidiane
frustrazioni storiche e sociali.
Intorno a tali linguaggi qui espressi si è focalizzata l'attenzione:
a questi linguaggi antichi e pur sempre nuovi nel momento che c'è
una voce, un esecutore in grado di articolarli ed una comunità
in grado di recepirli.
[
] il linguaggio del canto popolare si basa su un'articolazione
di "segni" leggibili prima di tutto in una visione rituale
e magico-religiosa dei canti stessi. Questi infatti, espressi solo in
particolari momenti per lo più collettivi, sono comprensibili
nella loro molteplice verità, solamente secondo un codice culturale
che rapporta i "segni" ad angosce collettiva da esorcizzare
proprio mediante la loro stessa esposizione. E le principali tematiche
di tali "segni" sono: la donna o la madre, il sesso e la morte.
Questo è insomma il tessuto verbale degli autentici canti popolari
della Campania in cui è principalmente funzionale la comunicazione
collettiva.
[
] Tutto è rivolto alla "Figliola" come vergine,
madre, sorella, sposa, come terra, albero, orto, giardino, rosa, fontana,
pozzo, come montagna, castello, palazzo, casa, chiesa, e come Sole e
Luna, come barca, fiume, mare in cui perdersi, annegare, ma anche viaggiare
e poi tornare, come grotta, caverna dalla quale si è nato ed
alla quale si vorrebbe sempre ritornare".
" La 'Fronna' o più esattamente la 'fronn' 'e limone' (fronda
di limone), è una particolare forma di canto campano, eseguito
a distesa e senza accompagnamento strumentale.
Per quel che riguarda i testi, in genere si attinge ad un vasto repertorio
di 'fronne' che però, a seconda della circostanza, possono essere
variate, rimescolate o improvvisate in parte dall'esecutore ( e ciò
avviene massimamente quando le 'fronne' sono articolate tra due o tre
persone che si rispondono e dialogano con tali canti).
Per questa loro disponibilità al dialogo, le 'fronne' sono state
anche utilizzate come comunicazione con i carcerati. Infatti per il
passato, era abbastanza frequente sentire il cantare sotto le carceri
alcuni tipi di 'fronne', articolate da parenti o amici di reclusi. Spesso
erano informazioni che si davano al carcerato, messaggi d'amore, parole
di conforto, il tutto articolato con un linguaggio oscuro e gergale
che sfuggiva anche alla comprensione dei secondini.
Nella tradizione più classica, esiste come già detto,
un repertorio di 'fronne' più ritualizzate, le cui tematiche
si riferiscono all'amore, a fatti sessuali e alla morte."
"Il canto
'a ffigliola' è un particolare tipo di canto intonato per le
feste dedicate alla Madonna ( in special modo per la Madonna di Montevergine
e per la Madonna di Castello). Molto meno melismatico e melodico delle
'fronne', si presta ad essere cantato sillabicamente e lascia molto
più spazio all'improvvisazione degli esecutori.
[
] con questi canti, nella zona vesuviana si usa offrire nel mese
di maggio alla propria donna il caratteristico dono della 'perticella'
( un ramo tagliato al quale sono appesi vari doni e su cui è
sempre messa un'immagine della Madonna). In tal caso il canto 'a ffigliola'
è eseguito sotto le finestre della donna che riceve l'omaggio.
Una volta, specialmente a Napoli, il canto 'a ffigliola' era anche tipico
e rappresentativo della malavita locale. Con la stessa forma di canto,
poi, si sfidavano i cantatori dopo il pellegrinaggio a Montevergine
e la competizione veniva fatta a Nola.
Oggi però, quasi scomparso con tale funzione rappresentativa,
il canto 'a ffigliola' resta essenzialmente legato al solo culto della
Madonna nera ( Mamma Schiavona), e alla funzione della 'perticella'.