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Il mito
del denaro
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[...] Narrazioni archetipiche che assimilano denaro e feci attribuiscono
feci e denaro al diavolo. Martin Lutero diceva che il denaro è
"sterco del demonio", espressione sintetica, ma non eretica:
una consolidata iconografia rappresentava da secoli il denaro in
questo modo. Un esempio di grande pregio artistico è nel
Giudizio Universale della Collegiala di S. Gimignano, dove un diavolo
evacua monete d'oro in bocca all'avaro dannato per l'eternità.
Il demone della ricchezza si rivela a Dante sulla soglia del cerchio
infernale che punisce avari e prodighi con un annuncio enfatico,
ermetico, occulto: "<Papè Satàn, Papè
Satàn aleppe!> cominciò Pluto con voce chioccia"
(Inferno, VII, 1-2). Questo verso, forse il più indecifrabile
della Divina Commedia, è misterioso come il demone che lo
annuncia; le sue parole arcane appartengono all'aura numinosa che
lo avvolge. Il Pluto di Dante è l'antenato mitologico del
Pluto di Goethe, è l'omologo immaginativo del Mammone di
Milton; è l'antichissimo signore infero delle risorse occulte,
delle ricchezze profonde, dell'energia immanente alla Vita. Più
volte s'è affacciato sulla scena di narrazioni archetipiche
del denaro e ora chiede che la sua storia sia narrata in maniera
più completa." [...]
|
[...] "Inoltre una varietà di espressioni correnti ascrive
al denaro un carattere sordido, che ha relazione indiretta con le feci.
Si parla, difatti, di denaro sporco, di fondi neri, di lurido taccagno
e, in crescendo, di porci borghesi, di sporchi capitalisti, di ricchi
spandimerda. Con grande candore, il più classico salvadanaio dell'infanzia
era un porcellino, che riuniva in sé la simbolica dello s-porco
e quella del denaro. La volgarità del denaro attinge alla sua natura
escrementizia. La sprezzante qualifica che lo accompagna sembra risalire
alla sua originaria identificazione con lo sterco e il pudore che lo avvolge
pare un'estensione dell'originaria vergogna con cui viene avvolto tutto
ciò che ha attinenza con le feci. Il risultato è che oggi
il denaro costituisce uno degli ultimi e più resistenti baluardi
del pudore: è imperdonabile dimenticare il cartellino del prezzo
su un regalo; non è educato chiedere quanto si è pagato
un oggetto; non è elegante consegnare del denaro direttamente in
mano, meglio metterlo in busta o almeno appoggiarlo sul tavolo; i negozi
più raffinati non ostentano i prezzi dei loro articoli, ma li custodiscono
su discreti cartoncini e in più riservati listini." [...]
Questi brani sono
tratti dal libro
Il mito del denaro
Claudio Widmann, MAGI EDIZIONI,
2009.
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