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Le divinità solari dell'antica Europa

“[…] Vale la pena di soffermarsi sull'iconografia solare megalitica, poiché costituisce la prima testimonianza inequivocabile della presenza del culto solare in Europa. Fra l'inizio del quarto e la fine del terzo millennio a. C., presso le popolazioni europee, vi era l'usanza di seppellire i morti in sepolcri collettivi appositamente costruiti. Delle due tipologie di cui siamo a conoscenza, ovvero le tombe a galleria e a corridoio, è la seconda a fornire la maggiore quantità di raffigurazioni. [...] I motivi solari scolpiti nelle tombe a corridoio avevano forse la funzione di consolare i defunti, ricordando loro la certezza della rinascita e del rinnovamento; come avremo modo di vedere, l'esistenza di una religione solare legata alle tombe megalitiche è suffragata da ulteriori testimonianze.
Il bisogno di raffigurare l'immagine del sole è dimostrato infatti da altre forme di espressione risalenti al Neolitico. Le prime incisioni rupestri della Val Camonica, in quello che dovette essere un sito religioso per almeno 2000 anni, sono del tardo Neolitico. Raffigurano rudimentali simboli solari, di solito cerchi con un punto al centro, scolpiti in onore del potere soprannaturale dell'astro, e talvolta associati a figure umane che pregano dinanzi all'immagine, o rendono omaggio alla forza dispensatrice di vita. [...]”

“[...]Fra fertilità e forze ctonie può essere individuato un nesso non meno plausibile di quello che lega il sole alla fertilità. Il seme pare infatti giacere addormentato, o privo di vita, nel ventre della terra, fintantoché non viene stimolato e attivato dal tepore del sole. Molti culti celtici, e in particolar modo quello delle dee madri, non si occupano soltanto della prosperità in questa vita, ma anche della resurrezione o della rinascita dopo la morte. Il complesso rapporto fra sole, fertilità e morte, si manifesta nelle rappresentazioni in cui la divinità solare è associata al serpente. L'arte e le credenze greco-romane e celtiche attribuiscono al serpente un ruolo ambivalente. Il cambio di pelle tre o quattro volte l'anno, l'aspetto fallico, il lungo e intricato accoppiamento, il duplice pene del maschio, e la prolificità della femmina, ne fecero un simbolo di fecondità e rinnovamento, mentre il movimento sinuoso e ondulato suggerì immagini di tipo acquatico. D'altro canto, questa creatura prevalentemente terrestre, amante dei più angusti anfratti, velenosa, carnivora, e inesorabilmente veloce nel colpire la vittima, ben si prestava a incarnare le tenebre e la morte, tanto che, come vedremo più avanti, l'immagine del serpente fu talvolta chiamata a rappresentare la negatività stessa, contrapposta alla positività delle forze celesti. Tuttavia, in altre raffigurazioni essa appare accanto al dio del sole, in quanto simbolo della vita e del rinnovamento, o ad altre dinività taumaturgiche femminili, quali Sirona, anch'essa legata al tema della fertilità, e simboleggiata talvolta dall'immagine delle uova. [...]”

 

Questi brani sono tratti dal libro
Le divinità solari dell'antica Europa – Dal 2000 a. C. al 400 d. C.
Miranda Green,ECIG GENOVA, 1999

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Per saperne di più: Tarantismo e NeoTarantismo

 

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