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All'ombra
di Georges Lapassade
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[...] Allora, come nel 1987, l'università di Lecce - come
diceva Georges - sonnecchiava. Non eravamo soddisfatti della presenza,
dell'attenzione, della partecipazione alle nostre iniziative. Volevamo
che i ragazzi del Sud Sound System e della Salento Posse fossero
considerati degni di attenzione, riconosciuti e presi in considerazione
in quanto artisti, cantastorie popolari metropolitani, fenomeno
sociale locale d'avanguardia, forse collegati alla tradizione popolare
del tarantismo. Volevamo che fosse studiato il loro dialetto, la
loro musica, ecc. L'università nel suo insieme sembrava del
tutto indifferente, li snobbava, ci snobbava. Avevamo l'impressione
di un disinteresse generale per noi incomprensibile e insopportabile.
Bisognava forzare l'intervento, tornare a fare breaching,
turbare e disturbare il quieto vivere. Fu nell'androne del palazzo
dell'ateneo leccese che una mattina ci presentammo con Dj War, con
Don Ricky e altri rapper. Montarono casse e piatti e iniziò
un concerto. La reazione fu immediata: gli impiegati si precipitarono
fuori dagli uffici, dalle segreterie e dalle aule, si radunò
molta gente. C'era una riunione del Consiglio di amministrazione,
arrivò il Rettore, Prof. Donato Valli, una persona tollerante
e amabile, sebbene umorale e talvolta dolcemente fragile. Si infuriò
e urlandoci dalle scale, mentre lo riprendevo con la videocamera,
ci ordinò di smettere subito. Si svolse il Consiglio di amministrazione
e tuttavia l'intera mattinata nell'androne fu dedicata al concerto.
Si fermò molta gente e fu unanime l'apprezzamento per i Sud
Sound System, che pochi ancora conoscevano non avendo ancora prodotto
il loro primo CD. L'intervento andò benissimo e in molti
partimmo per Bologna, al Damsterdamned, con una traduzione improvvisata
di Le rap ou la fureur de dire e una videoregistrazione del
seminario e delle jam session leccesi." [...] - PIETRO FUMAROLA
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[...] "La domanda che portò fino a Georges vista oggi appare
quasi bizzarra: il 68 - gli chiedemmo - poteva essere visto anche come
uno stato collettivo di comunicazione esplosa, qualcosa di prossimo a
una transe?
Resta il fatto che egli ci rispose: "nulla in contrario a vedere
le cose in questo modo" - scrisse su un biglietto - "Occorre
tuttavia guardare a fondo negli occhi l'ambiguità che si libera
in questo genere di disintegrazioni. Perché la transe può
significare uno stato accresciuto di coscienza, ma anche un risveglio
dei demoni collettivi. Negli stati di coscienza e di comunicazione esplosa
- singolari o collettivi - l'esperienza dell'incontro con il "ritorno
al passato" e con inedite speranze, con diavoli e dèi, giunge
inesorabile".
Quando si spezzano le catene rituali, demoni e dèi si contendono
il passo e le inedite "speranze" debbono "inesorabilmente"
vedersela con i potenti demoni sempre pronti a risorgere dal pozzo profondo
del passato. Pensai che Georges, incubando la risposta alla domanda, avesse
ripercorso interiormente le violente correnti culturali e politiche degli
anni 70 e 80 intravedendo ciò che a me, fino a quel giorno, era
rimasto nascosto. Perciò accolsi il suo invito a "guardare
a fondo negli occhi" quell'ambiguità. Anche perché
a fondo, negli occhi, avevo guardato anche lui che un giorno si era presentato
nel carcere di Rebibbia insieme a Piero Fumarola. Era riuscito a farsi
dare un permesso per un'ora di colloquio straordinario che dedicammo però
più che ai temi del seminario di Lecce a fare commenti sui dispositivi
di controllo, avvilenti, che regolavano i colloqui carcerari.
In quello stesso periodo, e il seminario coordinato da Fumarola ne era
certamente un primo passo, con Nicola Valentino, anche lui detenuto nel
carcere di Rebibbia, avevo cominciato ad interrogarmi sulle risposte che
i reclusi danno alla ritualizzazione totalizzante della loro umanità
incatenata; avevamo letto il Saggio sulla transe di Lapassade e
tenevamo una specie di diario degli stati modificati di coscienza che
ci capitava di vivere personalmente o a cui ricorrevano altri intorno
a noi. La risposta che Georges aveva dato alla domanda di cui ho detto
prima, inoltre, mi aveva stimolato ad approfondire la sua conoscenza.
Georges stesso, del resto, mi aveva prontamente fatto avere i libri necessari.
Così mi misi a lavorare e cominciai col tradurre Les Etats modifiè
di conscience nel quale veniva rappresentata un'ampia rassegna critica
delle principali teorie che li riguardavano nelle varie discipline."
[...] - RENATO CURCIO
Questi brani sono
tratti dal libro
All'ombra di Georges Lapassade - Testimonianze e aneddoti dal Salento
Guglielmo Zappatore (a cura di), con interventi di P. FUMAROLA, V. AMPOLO,
M. CALBI, A. CARNEVALE, L. CHIRIATTI, K. DE ABREAU CHULATA, S. COLAZZO,
R. CURCIO, V. A. D'ARMENTO, P. DE GIORGI, DJ WAR, D. DURANTE, R. GORGONI,
E. IMBRIANI, A. NACCI, M. NOCERA, P. PACODA, G. PAIANO, A. RIZZO, F. TOLLEDI,
S. TORSELLO, M. R. TURANO, G. ZAPPATORE.
SENSIBILI ALLE FOGLIE,
2009
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Un ricordo di Georges
Lapassade
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