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Il culto
delle Madonne nere
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L'enumerazione delle convinzioni e delle pratiche rituali presso
la illitterata classe contadina francese, condannate come
scorie di una civiltà pagana tramontata, iniziata con i concili
plenari di Arles (314 e 452), e impinguatasi nei successivi (di
Agde, 506; di Vannes, 468; di Tours, 567; ecc), rivela come fino
al 1697 (concilio di Thiers), siano rimaste quelle stesse che sant'Eligio
vescovo di Nyon aveva già bollato nel VII secolo in una omelia
adversus paganos rivolta alle comunità frisone e belga.
Ancora, in certe nostre regioni di antica cultura agricola, vegetano
su più sottili rami credenze e riti longevi quali, per citarne
alcuni, la raccolta di particolari erbe rugiadose all'alba del 24
giugno (giorni di san Giovanni); l'accensione di falò il
23 (vigilia di san Giovanni) e il 24 marzo (vigilia della Madonna
Annunziata); l'attenzione a talune fontane credute erogatrici di
acque con potenzialità medicinali o a certi massimi accentratori
di forze rigeneratrici; i cortei processuali con tutta la loro esteriorità;
le luminarie e le sacre rappresentazioni ecc, nonostante l'astutamente
flessibile conversione cristiana di celebrazioni e di significati.
È il caso delle Madonne nere fin troppo cariche di significati.
La percezione che la pietà popolare ha di queste, è
molto più vicina al concetto primario dell'icona che hanno
i monaci basiliani della Chiesa d'oriente (icona, non semplice immagine
didascalica ma punto speciale di comunicazione con il regno celeste;
luogo vivo della presenza divina, dunque) che non a quello 'moderno'
(seppure risalga al XVI secolo) delineato dal concilio di Trento,
favorevole alle immagini con finalità didascaliche ma cauto
verso quelle turibolate 'portatrici di una qualche potenza o
divinità'. Da qui la relegazione di queste Madonne in
luoghi in tempo isolati (quasi dei nessundove atopici) e l'occhio
sempre sospettoso su certe leggende e pratiche di culto scabrose,
maturate attorno a questo nero seppia come una pece sovversiva.
[...]
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[...] Il culto
delle immagini mariane inizia timidamente nel III secolo, ma già
nel secondo è possibile incontrarlo nei cicli storici o cristologici
come femminismo sacro. Diverrà universale dopo il concilio di Efeso
convocato da Teodosio (431) e la condanna del nestorianesimo che sosteneva
la doppia personalità di Gesù: divina e umana, non fuse
in una conseguentemente Maria madre di Gesù, ma non madre di Dio.
Il più antico e prezioso esempio è offerto da un affresco
d'epoca antoniniana nel cimitero sotterraneo di Priscilla (dove san Pietro
avrebbe predicato) in cui Maria viene rappresentata con il profeta Balaam
(o Isaia). Una pittura catacombale della metà del IV secolo nel
Coemeterium maius-Roma, mostra la Madonna col Bambino. Al principio del
VII secolo apparirà in ricche vesti orientali (Firenze, mosaico
in Santa Maria) [...]
Questi brani sono
tratti dal libro
Il culto delle Madonne nere Le prime Madri perdute
Piercarlo Jorio, PRIULI
& VERLUCCA EDITORI, 2008
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