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IL PURGATORIO A NAPOLI
[ ] Lévi-Strauss ha scritto che i rapporti che una società ha con i morti sono lo specchio delle relazioni tra i vivi. È in questo senso che sullo sfondo ultramondano del refrisco delle anime pezzentelle si disegna il profilo di unetica collettiva, di una solidarietà con i deboli, di una pietà per gli ultimi che caratterizzano storicamente lethos comunitario partenopeo. Anche perché a Napoli, a differenza che in altri luoghi dellOccidente moderno, la morte non è ridotta a un semplice evento fisiologico ma resta, profondamente impressa nel tessuto culturale della città, una pietas verso i defunti che non esclude la familiarità, il coinvolgimento da parte dei vivi; qualcosa, insomma, che assomiglia a una corrispondenza damorosi sensi. I luoghi segreti della città, le case dei Napoletano sono pieni di una folla di presenze, di ombre familiari, di spiriti domestici, di altri fantasmi pronti a tornare tra i vivi per assisterli in mille modi. Come i fantasmi del teatro di Edoardo e i trapassati filosofanti di Totò. Si potrebbe dire che, come era per i greci, qui i morti siano una categoria particolare di viventi. [ ]
[
] E significativo
che proprio la dote per le fanciulle povere fosse una delle grazie che
venivano richieste alle anime pezzentelle. E che tale elargizione soprannaturale
passasse attraverso i numeri del lotto che peraltro era storicamente legato
ad istituzioni di beneficenza come i maritaggi versamenti legati
alle vincite e destinati a costituire doti per giovani indigenti e orfane
- al punto da essere definito il gioco delle zitelle. [
]
MARINO NIOLA Questi brani sono
tratti dal libro
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