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Odori

“[…] Forse è caratteristica di tali stati, a torto chiamati A.S.C. (gli Altereted States of Consciounsness), benché non abitudinari sono nondimeno abbastanza correnti, specialmente nella nostra generazione di Mutanti), ebbene forse è caratteristica di tali stati non di ‘alterazione’ ma di risveglio alla trance naturale, quella di attrarre quasi automaticamente convinzioni di natura sentimentale o opinioni mistiche, religiose, sociologiche o metafisiche che spesso non hanno alcuna connessione reale con l’esperienza. Allo stesso modo, potremmo chiamare quegli attimi di apertura radiosa – in uno qualsiasi dei punti dell’organizzazione dell’esperienza egotica che finalmente s’apre come s’apre un fiore – ‘coscienza cosmica’ con Alan Watts; o ‘sensazione di gloria universale’, con il surrealista Raymond Russel; o ‘domenica della vita’, con Hegel acceso in contemplazione di certi quadri fiamminghi: e anche ‘enigmi della felicità’ con Walter Benjamin durante i suoi esperimenti con l’hashish. Potremmo anche dire ‘sathori’, usando il linguaggio della tradizione orientale.
Una tradizione, quella orientale, per la quale il mondo resta comunque un cosmo, mentre invece noi occidentali facciamo fatica a comprendere di non essere degli estranei nell’universo. [...]”

“[...] Sebbene oggi l’olfatto non abbia un’importanza preminente nella nostra vita convulsa di cittadini ben strigliati, deodorati e smacchiati, senza i molteplici recettori delle nostre umide fosse nasali puntate verso il basso saremmo alquanto sguarniti per apprezzare il cibo, sentire l’aroma dei nostri amanti e per chiudere il gas. Anche il campo della nostra immaginazione ne sarebbe abbastanza ridotto. Ma né l’ambiente, né l’esperienza, né la cultura ci hanno insegnato a prenderci cura degli odori, come se questi non fossero necessari alla nostra vita interiore quanto le immagini e i suoni. Certo si parla molto di odori e di sapori, ma quasi sempre in termini di eventi, di prodotti, d’immagini e di segni. Insomma difficilmente ci capita di renderci conto della ricchezza dell’olfatto, e disabituati a distinguere e ad apprezzare le sfumature degli odori di qualità accantoniamo uno dei più squisiti piaceri della vita.
‘Non pensare che i tuoi sensi siano ciò che dovrebbero essere – osservava Osho Rajeneesh. – Sono stati ammaestrati: tu vedi qualcosa solo se la tua società ti permette di vederla. Ascolti solo ciò che la tua società ti permette di udire. Usi il tatto solo se la società te lo permette. L’uomo ha perso diversi dei suoi sensi, per esempio l’odorato. Non lo possiede praticamente più. Qualcosa blocca il suo naso’. [...]”

 

Questi brani sono tratti dal libro
Odori – Entrate in contatto con il quinto senso
Gianni De Martino, URRA’, 2006

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Per saperne di più: Tarantismo e NeoTarantismo

 

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