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STENDALI'
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Nella
dimenticanza sta la nostra capacità di adattamento alle nuove
situazioni, ma sta anche la riduzione di significato delle nostre
azioni, senza più radici e dunque senza possibilità
di esiti non meschini. (
)
Il nostro rapporto con ieri è di vacua nostalgia: il consueto
e ipocrita si stava meglio quando si stava peggio detto
con la pancia ben piena. Fioriscono i musei della civiltà
contadina dopo che si è attivamente collaborato alla
morte di quel mondo, a quello che Kapuscinski ha chiamato un genocidio
dalle conseguenze incalcolabili.
Goffredo Fofi
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Un bel
sasso, lucente e duro viene definito, nel 1960, il film Stendalì
di Cecilia Mangini. Stendalì, nel dialetto della Grecìa
salentina suonano ancora, ritrae un lamento funebre contadino,
rendendo su pellicola listituto del pianto rituale che affonda le
radici in origini antichissime ed è sopravvissuto nel Salento sino
ai primi anni Sessanta del secolo appena trascorso.
Secondo la tradizione classica, già attestata in Omero ed Euripide,
è necessario favorire la partenza dellanima del morto nellaldilà
con canti rituali e lamentazioni che ripropongono i maggiori meriti del
defunto, ne narrano la vita, ne piangono il distacco e la partenza dai
familiari. Lonore del pianto da tributare al defunto, come scrive
Foscolo a proposito della morte di Ettore, costituisce un momento aggregante
in una società arcaica che trova il senso della propria esistenza
e la voglia di lasciare propria memoria anche in situazioni tragiche come
la morte. Le lamentazioni, moroloja, spesso ripropongono strazianti dialoghi
tra il morto e il parente più stretto che rimane sulla terra, tra
chi perde un figlio e la morte stessa e costituiscono, nel vasto panorama
della cultura popolare, momenti di vera e propra poesia. Le diverse tipologie
delle lamentazioni sono tutte accompagnate da una meticolosa ed accurata
gestualità. Le rèpute o prefiche, donne che eseguono le
lamentazioni, articolano il canto e ne strutturano la tensione interna
con particolari movimenti del corpo, del capo, delle mani che fanno svolazzare,
secondo particolari cadenze, fazzoletti bianchi.
Mirko Grasso
(
) Perché quando la morte diventa intollerabile, ancora
e sempre ci si butta a capofitto in un rituale di salvezza: come il pianto
funebre di Stendalì, ma depurato dai suoi caratteri ancestrali
e arcaici, criptizzato al punto da non ferire il nostro orgoglio di lucidità
e raziocinio. Oggi, terzo millennio, il rituale si è scheletrito
nellesorcimo degli applausi insensati alle bare che escono dalla
chiesa: è la morte show, svilita televisivamente a usa e getta.
Cecilia Mangini
Questi brani sono tratti dal libro
Stendalì canti e immagini della morte nella Grecìa
salentina Mirko Grasso , EDIZIONI
KURUMUNY, 2005 libro + dvd
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